Atletica leggera: Giovanna Epis a un passo dal record italiano

L’intervista alla maratoneta azzurra

2 ore, 23 minuti e 54 secondi. Questi sono i numeri dello strepitoso tempo ottenuto la scorsa domenica a Valencia da Giovanna Epis, terzo tempo italiano di sempre, a soli 10 secondi dal primato di Valeria Straneo.

Maratoneta e mezzofondista, l’atleta in forza al Comando Centro Sportivo Carabinieri, ha iniziato a praticare atletica tra le fila della Venezia Runners Atletica Murano. Nel 2020 si è laureata campionessa italiana assoluta di maratona, ed il 7 agosto 2021 ha coronato il sogno della partecipazione olimpica, conclusa in 32° posizione.

Trasferitasi da Venezia a Legnano nel 2013, Giovanna ha iniziato ad allenarsi con i coach Ruggero Grassi prima e Giorgio Rondelli poi, con i quali ha dato via ad un percorso di crescita che ultimamente le sta regalando grandi soddisfazioni. Dall’esordio, nel 2015, ha disputato tredici maratone, migliorando continuamente le proprie performance.

L’abbiamo incontrata proprio alla vigilia della gara di Valencia.

Tra le prestazioni e i risultati ottenuti in questi anni (tra i quali un oro ai Giochi del Mediterraneo, la partecipazione olimpica, il 5° posto agli ultimi Campionati Europei di Monaco, solo per citarne alcuni) a quale sei più legata e per quale motivo?

Uno dei risultati a cui sono particolarmente legata è senza dubbio l’oro ai Giochi del Mediterraneo, la mia prima medaglia ottenuta in campo internazionale. Devo dire però che i Campionati Europei di Monaco sono stati per me enorme fonte di soddisfazione, sia a livello personale che sportivo, non tanto per il risultato (quinta, a pochissima distanza dal podio), quanto per la condotta e l’atteggiamento mentale con cui ho condotto la gara. Durante il percorso ho avuto delle ottime sensazioni e ho gareggiato serenamente senza pormi l’obiettivo della medaglia che forse, con il senno di poi, sarebbe anche stata alla mia portata. Tuttavia, non ho alcun rimpianto, tornando indietro non cambierei nulla, ho dato il 100% e sono super soddisfatta della mia tenuta di gara.

Giovanna Epis a Monaco di Baviera

L’interruzione delle attività sportive durante la pandemia è stato un momento difficile per molti, soprattutto per i più piccoli che si sono visti privati di relazioni fondamentali per la loro crescita ma anche di spazi per potersi muovere e divertirsi. Tu come hai vissuto quel periodo? E, in generale, quale è stato il momento più difficile della tua carriera?

Sicuramente all’inizio ho cercato insieme al mio team di avere un atteggiamento propositivo, esplorando nuove tecniche di training e focalizzandomi maggiormente sulla palestra e sul potenziamento. Con il passare dei giorni devo dire che è stato sempre più difficile adattarsi, uscivo per correre e nonostante fossi un’atleta agonista venivo spesso insultata. Il momento più tosto da affrontare è stata la decisione del CIO di rinviare i Giochi Olimpici. Ho sofferto tanto ed è stato difficile da metabolizzare in quanto per molti di noi quello era l’obiettivo che ci portava a non mollare. Per superare quel momento ho cercato di dedicarmi a tutti quegli aspetti, come la forza, che tendevo a trascurare maggiormente e questo, devo dire la verità, alla fine mi ha ripagato, migliorando il rendimento delle gare affrontate a fine 2020.

Qual è il tuo rapporto con il peso e l’alimentazione anche alla luce dello scandalo che sta coinvolgendo il mondo della ginnastica?

Il mio rapporto con il cibo è molto sereno. Sicuramente sono attenta a seguire una dieta bilanciata e proporzionata alle ore di allenamento che normalmente svolgo nell’arco della settimana. Questo non significa certamente non potersi concedere delle volte un dolce, piuttosto che un alimento meno “sano”, stando chiaramente attenta a non eccedere nelle quantità.

Avendo un fisico molto esile mi è capitato di ricevere alcune critiche eccessive sulla mia magrezza, motivo per cui ultimamente sto postando sul mio profilo Instagram domande, consigli o immagini di ciò che mangio al fine di sensibilizzare atleti e non solo sull’argomento. Non sto a contare le calorie, non mangio solo riso, pollo o uova così come spesso si inquadra l’atleta professionista in un’immagine stereotipata. Bene, dunque, alla pasta e perché no, anche alla cioccolata, sempre che siano inserite all’interno di un percorso bilanciato e controllato. Vorrei, da questo punto di vista, essere un esempio per le ragazze più giovani che iniziano a intraprendere la carriera agonistica e che vedono nei carboidrati un demone o un fantasma da cui stare alla larga.

Dopo i grandiosi risultati di Tokyo raggiunti dagli atleti azzurri, credi che tutto il movimento ne abbia giovato a livello di visibilità (sponsor ad esempio), o la strada da percorrere sia a tuo parere ancora lunga?

Sicuramente la notorietà di atleti quali Jacobs o Tamberi ha contribuito ad accrescere la visibilità dell’atletica, seppur la maratona rimanga una delle specialità che riscuote minor attenzione di pubblico e media. Questo è dovuto a diversi aspetti, la durata delle gare – in primis -, ma ritengo sia anche una questione di mentalità. In paesi come l’America, ad esempio, le persone scendono in strada per accompagnare i propri beniamini e supportarli lungo tutto il percorso, mentre in Italia permane la centralità del calcio rispetto a tanti altri sport.

Personalmente, sei seguita da un brand manager o da qualche agenzia che cura la tua immagine?

Per il momento non sento l’esigenza di utilizzare la mia immagine per scopi commerciali o altro, mi vedo ancora “troppo” atleta e meno personaggio, per cui le mie attenzioni sono concentrate solo su quello. Questo non esclude che in futuro non possa legarmi a qualche sponsor o agenzia. Per adesso mi appaiono però come una fonte di distrazione.

Quali sono le azioni da intraprendere affinché i giovani si avvicinino al mondo dell’atletica?

Il problema vero non è solo far avvicinare i giovani a questo sport quanto riuscire a fare in modo che i ragazzi diano continuità alla loro attività. Una volta arrivati alle scuole superiori, spesso infatti si “perdono”, sopraffatti dagli impegni scolastici. E la situazione peggiora con i percorsi universitari. Anche questo è un tema legato alla cultura sportiva italiana in genere che, diversamente da altri Paesi, pone l’attività sportiva ad un livello inferiore rispetto allo studio. Le due cose invece possono e devono andare di pari passo, anzi, la pratica sportiva funziona da stimolo e da incentivo per l’organizzazione delle proprie attività. Generalmente chi riesce a frequentare gli allenamenti con costanza ha anche maggior profitto scolastico, perché a volte è proprio lo sport che insegna a scandire il tempo ed organizzare al meglio tutte le attività.

Il 5 ottobre scorso è stato rivelato il percorso della maratona Olimpica di Parigi 2024, un percorso ispirato a “la marche des femmes” (la marcia delle donne su Versailles). Il 5 ottobre 1789, infatti, un gruppo di donne camminò dal municipio di Parigi a Versailles e portò con la forza il Re a “Les Tuileries” e pare che, proprio, grazie alle rimostrante e alle pressioni di quel gruppo di donne, il re Luigi XVI ratificò la famosa Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino. Non solo, ai prossimi Giochi Olimpici, per la prima volta sarà invertita la programmazione delle gare, conferendo l’onore a quella femminile di chiudere i Giochi. Qual è, a tuo parere, il contributo che le donne possono dare al mondo sportivo e quali sono le azioni da intraprendere al fine di eliminare le disparità di genere in questo settore?

Sicuramente quando ho iniziato io, avevo circa 11 anni e mezzo, era inusuale fare atletica. La maggior parte delle mie compagne praticava danza o pallavolo. Ero vista un po’ come quella “strana” della classe. L’atletica era considerata uno sport “da maschi”. Ora noto che la situazione è un po’ cambiata e anzi, a livello giovanile, il gap di numero di praticanti donne e uomini si sta via via riducendo. Molto è migliorato anche a livello di premi-gara. Sino a 5 o 6 anni fa, se non ricordo male, i montepremi assegnati alle maratone internazionali maschili erano più alti rispetto alle gare femminili.

Le donne che corrono le maratone, seppur restino in numero inferiore rispetto ai colleghi uomini, sempre più hanno un “peso” specifico a livello sportivo soprattutto grazie alla forza aggregante che le contraddistingue. C’è un gruppo di allenamento costituito da donne che, dopo essersi sottoposte alle cure per il tumore al seno, si sono preparate insieme partecipando alla Maratona di New York. La creazione del “gruppo” a mio parere fornisce infatti alle donne maggior sicurezza e consapevolezza. Per questo motivo spero, in futuro, di assistere ad eventi a loro dedicati come avviene già per esempio in Paesi come il Giappone. L’ultima edizione della “Nagoya Women’s Marathon”, che si svolge tradizionalmente nel mese di marzo, ha visto alla partenza più di 30.000 atlete donne.

Giovanna Epis è nata a Venezia l’11 ottobre 1988. Cresciuta nel quartiere di Santa Marta, ha studiato lingue (laurea triennale in francese e spagnolo, magistrale in letteratura spagnola)

Una laurea triennale in francese e spagnolo e una magistrale in letteratura spagnola. Quando e come è nato questo interesse per la cultura ispanica?

Dunque la passione è nata ai tempi delle scuole superiori. E’ un mondo che mi ha sempre affascinato. La lingua spagnola, ma anche la cultura, cosi come la gente, lascia sempre un senso di leggerezza che mi attrae tantissimo. Sensazione che si contrappone alla vita frenetica che spesso ci vede muoverci sempre di corsa e barcamenarci tra mille impegni ed attività. Mi piace leggere e parlare lo spagnolo e mi manca restare lontana troppo tempo da quei luoghi.

Cosa ti aspetti dal futuro sportivo ed extra sportivo?

Al momento sono concentrata al 100% sull’attività sportiva e sui Giochi del 2024 godendomi appieno questi momenti che so già che in futuro mi mancheranno moltissimo. Prenderò altre scelte probabilmente dopo quell’appuntamento, concentrandomi più sulla Giovanna donna che sulla sportiva. Mi piacerebbe formare una famiglia con mio marito Luca anche se al momento cerco di vivere giorno per giorno, senza avere programmi cosi definiti. Sarebbe bello rimanere nell’ambiente e, perché no, allenare i più piccoli e trasmettere loro la passione che fin dagli inizi ha accompagnato la mia carriera agonistica.

Grazie e in bocca al lupo per il proseguo della stagione.

Lo Staff di sportalfemminile.com