Atletica leggera: intervista a Sveva Gerevini

Intervista a Sveva Gerevini

Sveva Gerevini ha vissuto un inizio magico di 2022 firmando in due occasioni il record italiano nel pentathlon. Prima ad Aubière con 4434 punti (superando di undici lunghezze quanto fatto da Francesca Doveri nel lontano 2009), poi migliorandosi nuovamente nella prima giornata dei Campionati Italiani Assoluti Indoor di Ancona, con un notevole punteggio finale di 4451 punti. Questi splendidi risultati le hanno così permesso di partecipare ai Mondiali Indoor di Belgrado dove ha colto un prestigioso nono posto.


La 25enne di Casalbuttano (CR) è entrata in una nuova dimensione in questa stagione avvicinandosi al gotha internazionale della specialità.

Nella sua carriera, Sveva ha conquistato 7 titoli tricolori assoluti tra eptathlon e pentathlon indoor (è stata anche la prima atleta italiana nella storia a vincere 4 titoli consecutivi di eptathlon). Sveva Gerevini sembra finalmente essersi messa alle spalle le sfortune della passata stagione con tre infortuni che l’hanno costretta a lunghi stop.

Ma nella vita di questa promettente 25enne dei Carabinieri non c’è solo lo sport: Sveva è una ragazza che ha sempre abbinato all’atletica un brillante percorso di studi (si è laureata all’Università degli Studi di Brescia in Tecniche di radiologia medica), tanto da essere premiata dal Coni il 29 ottobre 2019, come “Atleta Eccellente-Eccellente Studente”.

Ciao Sveva, partiamo da questo incredibile inizio di stagione: due record italiani, la bella esperienza del Mondiale indoor di Belgrado e un progresso sensazionale. Quali sono stati i fattori determinanti che ti hanno permesso di raggiungere questi risultati?

“Quello che mi ha permesso di raggiungere i risultati di questo inizio di stagione è stata sicuramente la continuità di allenamento avuta durante i mesi autunnali ed invernali. Ho potuto lavorare tranquilla e serena senza gli stop e gli infortuni che avevano condizionato la stagione scorsa.”

Grazie alle tue ultime prestazioni e quelle di Dario Dester, finalmente le prove multiple italiane sembrano sbarcate in una nuova era. Dove può arrivare l’Italia in queste discipline?

“Sicuramente vedere l’Italia rappresentata sia nell’eptathlon che nel pentathlon ai Mondiali Indoor di Belgrado è stato un grande exploit. Non ci poniamo limiti, ogni giorno lavoriamo per dare il meglio. Chissà che arrivino altri eventi ancora di maggior valore, soprattutto  nella stagione all’aperto.”

Il 2021 è stato un anno complicato, qualche infortunio di troppo ti ha fatto saltare praticamente tutta la stagione indoor e condizionato quella all’aperto. Da questi mesi difficili però sei uscita più forte di prima, come hai fatto?

“Lo scorso anno è stato davvero un anno difficilissimo. Se non ci fossero stati il mio fidanzato e il mio fisioterapista (che sono la stessa persona ndr) oltre la mia famiglia a starmi vicino e sostenermi ogni giorno, facendomi capire che era solo un momento passeggero, forse mi sarei buttata ancora più a terra. Da questa esperienza del 2021 ho avuto una forte energia per aver il mio “riscatto”. Quest’anno quando entro in pista spesso il pensiero va allo scorso anno, alle lacrime che ho versato, alla rabbia nel vedere le mie avversarie gareggiare, vincere titoli a cui avrei ambito anch’io e non aver avuto la possibilità di esprimermi e dare un qualcosa di concreto a tutti gli sforzi che avevo fatto nell’anno precedente e a tutti i mesi di preparazione che ci erano stati. È stato molto difficile, ma quest’anno mi ha dato una marcia in più.”

Dopo questo sensazionale inizio di stagione, quali sono gli obiettivi per il 2022?

“Il primo grande obiettivo della stagione erano i Mondiali indoor che sono stati agguantati. Abbiamo fatto questa bellissima esperienza di calcare nuovamente palcoscenici internazionali. Quest’anno si giocano gli europei a Monaco (dal 15 al 20 agosto ndr) e i Mondiali a Eugene (dal 15 al 24 luglio ndr). Il sogno, l’obiettivo è di poter partecipare. Organizzeremo la stagione in modo da cercare di qualificarci tramite il minimo diretto o ranking. Come noi, tantissime altre atlete ci proveranno e siamo più o meno allo stesso livello. Quindi, la sfida è molto dura, ma ce la mettiamo tutta.” 

Per competere con le più forti al mondo delle prove multiple, in quali discipline secondo te dovresti migliorare?

“Sicuramente dovrei migliorare nei lanci perché rispetto alle altre atlete internazionali sono davvero sotto come livello. E poi nel salto in alto, che è sempre stato un mio tallone d’Achille. Ci stiamo lavorando tantissimo, questo inverno ho fatto il mio record personale ad 1.72 (al Meeting indoor di Aubière in Francia ndr) e comunque ho raggiunto una buona stabilità sopra 1.68 anche in condizioni fisiche non ottimali come ai Mondiali (di Belgrado ndr), dove gareggiavo con un infortunio alla caviglia, e all’ultimo salto ai Campionati Italiani di Ancona.”

Pratichi atletica sin dalla prima elementare, ma cosa ti ha portato a scegliere le prove multiple? È  stato amore a prima vista?

“Ho iniziato a praticare atletica sin dalla prima elementare nel mio paesino. Come tutti i bambini, ho iniziato a fare tutte le discipline: mi piaceva correre, saltare, lanciare. Volevo diventare una lanciatrice, però non era forse la mia strada (ride ndr). Inizialmente da cadetta facevo le prove multiple, ma soffrivo troppo la pressione prima della gara. Avevo un’ansia esagerata, tanto che non riuscivo neanche a mangiare nei giorni precedenti. Quindi non riuscivo ad affrontare la gara con serenità, e ad avere la condizione fisica necessaria per fare dei buoni risultati. Crescendo ho un po’ abbandonato le prove multiple dedicandomi al giavellotto, al disco ed al getto del peso, anche perché nella mia città c’è il mio allenatore attuale che è allenatore di lanci e a me piaceva molto come disciplina.

Nel 2015, dopo la maturità, avevo il desiderio di partecipare ai Campionati Italiani Assoluti di Torino, però con il lancio del giavellotto non riuscivo a qualificarmi perché il minimo era ancora troppo alto per me. Così, invece di studiare per la maturità, passavo il tempo a vedere le varie tabelle di punteggio e mi sono resa conto che forse con le prove multiple, anche improvvisandole, magari avrei potuto dir la mia.

Allora l’ho buttata lì al mio allenatore che ha accolto questa mia sfida personale e abbiamo iniziato a provare le specialità. Così, a fine giugno, ho fatto il mio primo eptathlon e sono riuscita subito a fare il punteggio minimo per partecipare ai Campionati Italiani Assoluti di Torino. Ho fatto la mia esperienza, mi sono divertita tantissimo e mi ha dato un grande stimolo, tanto che ho messo da parte un po’ i lanci e ho iniziato a lavorare alle prove multiple. Così di anno in anno ho iniziato a migliorare e sono arrivata nel 2017 a vincere il mio primo titolo italiano.

Quando mi allenavo prima di raggiungere questo titolo italiano, pensavo sempre al desiderio immenso che avevo di vestire la maglia azzurra. Quindi era necessario vincere i campionati italiani per qualificarsi tra i primissimi e andare in Coppa Europa a Monzon (Spagna ndr) e ce l’ho fatta. È stata un’emozione infinita, mi sono messa a piangere, ero incredula quasi.”    

Un giorno di primavera, in prima elementare, il bidello Roberto vedendo Sveva correre e saltare nei corridoi decide di contattare l’allenatore del gruppo di atletica di Casalbuttano Annunzio Monfredini: da quel momento Sveva si trova catapultata nel mondo dell’atletica.

Purtroppo in Italia le prove multiple sono ancora sottovalutate e poco conosciute. Nel nostro Paese c’è un vuoto di comunicazione importante per quanto riguarda l’eptathlon e questo ci lascia un passo indietro rispetto ad altre nazioni. Perché una bambina si dovrebbe avvicinare alle prove multiple?

“Secondo me da bambini tutti dovrebbero cimentarsi nelle prove multiple. È un po’ dopo che molti lasciano perdere perché la specialità è molto impegnativa. Sono tante le discipline da preparare e occupano molto tempo. Oltre alle specialità di corsa devi gestire anche quelle di lancio, salto e c’è una quantità di tecniche importante. Spesso mancano anche le strutture. Mi era capitato di fare un’esperienza a Terni di allenamenti e questi ragazzi non avevano il saccone del salto in alto. In altri casi le specialità da preparare sono tante e magari non c’è l’allenatore disposto a seguire completamente. Quindi, secondo me, bisognerebbe prima di tutto incentivare le società a diffondere questa disciplina e preparare gli allenatori per seguire in modo adeguato i ragazzi.

Se dovessi convincere una ragazzina o bambina a fare prove multiple le direi sicuramente che è bellissimo, si varia continuamente, non ci si annoia. Quando si gareggia, si diventa un grande gruppo di amici perché si affronta il tutto insieme e le fatiche diventano quasi più leggere. È una bellissima esperienza di crescita.”

Sveva, tu sei in prima linea per cercare di far conoscere maggiormente l’atletica leggera ed in particolare le prove multiple nel nostro Paese. Raccontaci di questo interessante progetto con Matteo Penna CEO di Wirinform srl e di Web Athletics.

“Ho conosciuto Matteo nel 2019 ed insieme abbiamo provato a sviluppare un progetto di comunicazione che fosse utile ad entrambi. Io avevo il desiderio di far conoscere le prove multiple il più possibile in Italia perché c’era un grande vuoto di comunicazione. La disciplina per quello che è e le emozioni che trasmette, meritava molto più spazio.

Quindi abbiamo iniziato a lavorare e cercare di creare dei progetti o di appoggiarci ad altre iniziative per farci conoscere sempre di più e quindi creare anche un progetto unico che fosse utile sia a me che a lui. Strada facendo lui è diventato anche il mio manager ed insieme abbiamo continuato ad intraprendere iniziative molto interessanti ed utili. Spero che tutto ciò sia solo l’inizio e che questo nostro obiettivo di far conoscere le prove multiple vada sempre più avanti, oltre che con i risultati anche con queste iniziative (che potete sfogliare qui www.svevagerevini.com/notizie/ ndr)”

Web Athletics nasce nel 2021 come divisione di Wirinform srl dedicata allo sviluppo di siti web nel settore sportivo e alla creazione di contenuti innovativi con atleti  di alto profilo

Cosa significa per te essere promotrice di Special Olympics?

“Sono molto fiera di essere una promotrice di Special Olympics. All’inizio non conoscevo questa realtà. Quando l’ho conosciuta mi sono posta l’obiettivo di cercare di aumentare anche la visibilità di questa organizzazione nel mondo dell’atletica, proprio perché io non la conoscevo. Inoltre, quando sono andata a Torino per la prima volta per un loro evento – la premiazione per gli Smart Games – sono stata accolta con grandissimo calore. Ho capito quanto fosse importante essere presente di persona per questi ragazzi. Le emozioni che mi hanno trasmesso, la gioia e i loro sorrisi mi hanno toccato particolarmente. Quindi, quando ho occasione e quando il mio sport me lo permette, cerco di incontrarli trasmettendo anche a loro la mia passione e accogliendo la loro grande energia.”  

Sveva presenta il nuovo fumetto per Special Olympics all’evento di premiazione degli “Smart Games” presso Nuvola Lavazza. (Torino, 14 Luglio 2020)

Nafissatou Thiam è in questo momento la multiplista più forte al mondo, cosa stimi più di lei?

“Di Nafi stimo le sue doti da saltatrice in alto che le invidio tantissimo. Anche strutturalmente, mi piacerebbe essere alta come lei (ride ndr). Alla mia prima Coppa Europa, a Monzon, ho fatto una foto con lei e le arrivavo circa alla spalla. Per me era proprio un idolo, lì in piedi accanto a me!”

Laureata con lode come tecnico di radiologia, adesso lavori e ti alleni con grande sacrificio tra Cremona, Crema e Parma. Hai sempre condotto una doppia carriera, quella sportiva/studentesca prima, e lavorativa/sportiva dopo. Come si fa a conciliare il tutto trovandoti a praticare una delle discipline più impegnative e faticose di tutta l’atletica?

“Nel 2018 mi sono laureata, mentre nel 2019 e per buona parte del 2020 ho fatto proprio l’atleta lavoratrice. Lavoravo otto ore e poi mi allenavo. È stato un periodo molto duro, anche perché le mie sedi lavorative erano a Crema e Parma, quindi dovevo fare sempre spola in macchina e cercare di organizzare al meglio gli allenamenti. Sicuramente sono riuscita a raggiungere comunque degli ottimi risultati come il mio personale di 5907 punti a Bressanone. Questi risultati sono dati sia da un’ottima capacità organizzativa, sia dal lavoro, dal tempo e dalla disponibilità del mio allenatore.

Poi, dal mio punto di vista, con la passione e il desiderio di arrivare si riesce anche nell’impossibile. Quindi anche quelle situazioni che sembravano un po’ al limite riuscivo a gestirle. Se magari finivo di lavorare tardi a Crema il sabato e a Cremona il campo chiudeva prima, andavo a Chiari ad allenarmi perché sapevo che in quel periodo c’era una gara e il campo era libero. Lo stesso quando finivo tardi alcune sere a Parma: ho trovato lì il campo, mi sono informata per potervi accedere e mi andavo ad allenare. Mi facevo dare il lavoro che dovevo seguire e lo eseguivo.

Quindi cercavo in tutti i modi di allenarmi tutti i giorni, almeno una volta al giorno. C’erano giorni che riuscivo addirittura ad incastrare due allenamenti. Ad esempio, quando avevo il turno pomeridiano a Crema, dalle 13 alle 18, riuscivo ad allenarmi bene la mattina a Cremona, poi andavo a Crema facevo il mio turno, tornavo a Cremona e se dovevo fare un lavoro di corsa o che comunque occupava poco tempo lo inserivo: facevo il mio riscaldamento e poi fino alle 20:30 ero in pista. Il campo chiudeva alle 20 e le docce alle 20:30, ma rimanevo lì anche se i lampioni erano ormai spenti.”

Descrivi la tua giornata tipo…

“Da dicembre 2020 sono entrata a far parte del gruppo sportivo dei Carabinieri. Grazie a questa fantastica opportunità ho potuto dedicarmi completamente alla carriera d’atleta, quindi ho accantonato la mia carriera lavorativa da tecnico radiologo per concentrarmi al massimo su quello che è la mia passione… fintanto che so’ giovane (ride ndr). Al mattino mi sveglio verso le 7.30, mi alzo dal letto alle 8, faccio colazione e verso le 10 vado al campo, mi alleno fino alle 12.30, poi torno a casa, cucino e mangio con il mio ragazzo. Mi rilasso un’oretta, poi torno al campo, faccio il mio secondo allenamento. Se necessario, vado dal fisioterapista, torno a casa, ceno, guardo la tv o chiacchieriamo un pochino, giochiamo a carte e vado a letto abbastanza presto. E poi la giornata ricomincia.

Ho un po’ la sfortuna che il campo di Cremona è in condizioni precarie e spesso durante la settimana devo andare a Modena, Bergamo, o a Casalmaggiore per allenarmi in condizioni buone, su delle piste che non rischiano di farmi infortunare come è già successo. Quindi un paio di volte a settimana mi reco a Modena: partiamo la mattina presto e ci alleniamo dalle 10 alle 13 e poi torniamo. Altre mattine andiamo a Casalmaggiore, alcune volte nel secondo pomeriggio andiamo a Bergamo, soprattutto di inverno per sfruttare il palazzetto indoor perché a Cremona non c’è nulla. Siamo molto tempo in macchina.

Per fortuna la Federazione ci mette a disposizione dei raduni. Abbiamo un paio di volte al mese, una settimana in raduno a Firenze, Formia, a Modena o dove ci collocano. Lì abbiamo delle strutture all’avanguardia con a disposizione spesso anche il fisioterapista, la palestra e quindi riusciamo ad allenarci a modo e senza farci chilometri di strada, con tutto a portata di mano.”

Una “iron lady” come te, avrà pure qualche difetto?

“Difetti, ne ho tanti. In primis, sono disordinata e ritardataria. La mia macchina è qualcosa da non vedere. Sia il mio allenatore che i miei compagni di allenamento alcune volte hanno quasi schifo a salirci perché si può trovare dentro di tutto (ride ndr). È tipo la mia casa viaggiante, c’è dentro l’armadio, il pranzo, la cena, soprattutto quando dovevo conciliare l’attività sportiva con il lavoro. Un altro difetto che ho, ma che sto cercando di gestire un po’ di più, è la mia impulsività: certe volte non penso prima di aprire bocca e quindi parlo un po’ a vanvera e dico cose che magari potrei dire in un altro modo o potrei evitare di dire. Quello andrebbe curato un po’ di più, ci sto provando, ma ogni tanto mi scappa ancora qualcosa di troppo.”

Parigi 2024 ed il sogno olimpico, ci pensi?

“Al sogno olimpico cerco di pensarci, ma non troppo. Io cerco di vedere gli obiettivi quando sono un po’ più vicini. L’Olimpiade è qualcosa che vedo ancora molto lontana. Sinceramente vedevo quasi impossibile anche il Mondiale di Belgrado, ma poi è arrivato. Vediamo una gara alla volta ed un risultato alla volta e se riusciamo a migliorare a tal punto da poterlo sognare davvero. I sogni impossibili non mi piacciono molto, preferisco quelli più raggiungibili.”