Butterfly, il docufilm del 2018 diretto da Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman per Raicinema, fa parte degli innumerevoli racconti di boxeur.
Narra del periodo in cui Irma Testa, giovane pugile di Torre Annunziata (NA), lascia a 16 anni la Vesuviana Boxing, dove era stata accolta ed allevata come una figlia dal suo maestro Lucio Zurlo, diretta verso il centro nazionale federale di pugilato di Assisi per la preparazione ai turni di qualificazione per le olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016.
Come in quasi tutte le storie di pugili, anche in quella di Irma si parla di estrazione sociale povera e degradata, di un padre assente e di una madre che deve sobbarcarsi da sola il peso di tre figli.
Irma si allena con passione ma, per la prima volta lontana da casa, si sente sola e ottiene dall’istruttore federale di tornare al suo paese per riprendersi dalla nostalgia. Le fa bene, ottiene i primi successi significativi e a 18 anni si qualifica per le Olimpiadi.
Il successo, i primi guadagni le permettono di aiutare la famiglia economicamente. Si occupa del fratellino di 13 anni che non vuole studiare e che lavora in una pescheria.
Irma Testa è stata la prima pugile italiana a partecipare ad una Olimpiade (Rio de Janeiro 2016) e a vincere una medaglia (bronzo a Tokyo 2020)
Poi finalmente le Olimpiadi di Rio, giunge ai quarti di finale ma viene sconfitta dalla pugile francese e futura campionessa olimpica dei pesi leggeri Estelle Mossely. Si deprime, vuol lasciare, torna a casa con il proposito di andare a lavorare, accusa la madre di aver trascurato la famiglia, ma sa bene che la madre fa quello che può.
Zurlo ha un ruolo essenziale nel convincerla a tornare ad Assisi per allenarsi, ma non va sottovalutata l’opera dell’istruttore federale. In realtà la federazione ha sempre avuto buoni allenatori, che seguono i giovani pugili anche nelle loro realtà più diseredate, li consigliano e, anche se non sempre, riescono a rimettere in ‘carreggiata’ i loro allievi. Come non ricordare le imprese di Natalino Rea e Armando Poggi e dei loro pupilli, spesso meridionali e provenienti da famiglie molto difficili?
Irma avrà il suo riscatto, prima pugile italiana a vincere il bronzo agli europei del 2018 e alle Olimpiadi di Tokyo 2020.
Il docufilm cattura l’attenzione e l’emozione. Ma cosa lo distingue dai tanti altri film sui pugili? Certo il fatto che il protagonista è una donna ed è la prima in Italia a raggiungere simili risultati. Ma c’è un elemento in più, costituito dal valore dello sport che è determinante nelle scelte di vita fatte da Irma. Il duro lavoro per affermarsi, la lealtà, il rispetto dell’avversario, il riconoscimento e la valorizzazione della sconfitta.
E quale sport può vantarsi di esprimere tali virtù in modo più epico del pugilato?
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R. dL