Elisa Balsamo: “Il ciclismo femminile è in grande crescita. Mi auguro che nel giro di pochi anni si possa crescere ancora”
Quando nel 2006 la pluricampionessa mondiale Marianne Vos vinceva il suo primo titolo iridato, Elisa Balsamo aveva solo 8 anni e forse mai si sarebbe aspettata che un giorno sarebbe stata lei a trionfare in una rassegna iridata battendo proprio una delle migliori cicliste di tutti i tempi. Elisa è la predestinata del ciclismo italiano. Quattro volte campionessa mondiale nella categoria juniores: nel 2015 specialità scrach su pista, nel 2016 omnium e inseguimento squadre su pista ed infine, sempre nella stessa stagione, vittoria al mondiale juniores su strada.
Nel 2017 esordisce tra le élite, conquistando l’oro ai campionati europei nell’inseguimento a squadre. Dal 2018 al 2020 arrivano altri successi, solo per citarne alcuni: 2 bronzi ai campionati del mondo su pista élite nell’inseguimento a squadre e nella madison, l’argento agli europei élite nell’inseguimento a squadre e i due ori, conquistati nella medesima manifestazione, nell’omnium e nella madison. Su strada, invece, si laurea campionessa europea U23.
Sembra il palmarès di una veterana del ciclismo, invece appartiene a una ragazza di soli 23 anni che con la bici ha portato l’Italia sul tetto del Mondo.
Elisa Balsamo taglia per prima il traguardo agli ultimi Campionati del Mondo di ciclismo in Belgio (fonte SWpix)
Il 2021 è l’anno della sua consacrazione tra le big del ciclismo. E dire che nel primo obiettivo stagionale, i Giochi Olimpici, le cose non erano andate nel migliore dei modi. A Tokyo arriva il sesto posto nell’inseguimento a squadre con il record italiano, mentre nella madison e nell’omnium arrivano due brutte cadute che ne condizionano il risultato. Da donna forte qual è, Elisa si rialza e a settembre è ai nastri di partenza del Campionato Mondiale su strada élite. In Belgio compie l’impresa. La cuneese, pilotata magistralmente dal trenino Azzurro, sfreccia sul traguardo di Leuven sorprendendo lo squadrone olandese e la pluricampionessa Marianne Vos. La stagione si conclude con due medaglie ai campionati del mondo su pista: argento nell’inseguimento a squadre e bronzo nell’omnium.
Riservata e dai modi gentili, può sembrare una ragazza qualunque ma quando sale in sella alla bici, che sia in pista o su strada, si dimostra un talento fuori dal comune. Tra allenamenti e gare in giro per il mondo, riesce anche a trovare lo spazio per lo studio. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è iscritta alla facoltà di Lettere moderne e contemporanee di Torino, inoltre ha frequentato il conservatorio e suonato il pianoforte per 10 anni.
Ecco cosa ha risposto Elisa alle nostre curiosità.
Il 2021 è stato un anno eccezionale per te. Ti saresti mai aspettata di indossare la maglia iridata élite a soli 23 anni?
Sicuramente il 2021 è stato un anno più che positivo. No, non mi sarei mai immaginata di vincere quella maglia. Dopo le Olimpiadi mi ero posta il Mondiale come unico obiettivo, ma speravo di poter prendere una medaglia. Sinceramente non avrei mai creduto che potesse essere quella d’oro.
Dopo 5 anni in maglia Valcar ti aspetta una nuova avventura in maglia Trek-Segafredo. Quanto è stata importante l’esperienza alla Valcar?
La Valcar per me è stata come una seconda famiglia. Siamo cresciuti insieme e ho imparato molto. Loro hanno creduto in me sin dall’inizio e soprattutto mi hanno permesso di crescere poco per volta senza affrettare i tempi o senza pressioni. Abbiamo fatto veramente un bel percorso di crescita che è terminato alla fine con una maglia iridata, quindi non sarebbe potuto andare meglio di così. Con loro rimarrà sempre un bellissimo rapporto.
Insieme alla carriera sportiva hai deciso di portare avanti contestualmente la carriera accademica. Come riesci a conciliare le due cose?
Studiare all’università è una cosa che mi piace molto, quindi ho deciso di portare avanti anche gli studi. Indubbiamente non è semplice. Bisogna cercare di organizzarsi al meglio, però, essendo due grandi passioni quella per lo studio e quella per il ciclismo, sono contenta di portare avanti entrambe.
Tra quanto vedremo Elisa laureata?
Spero in primavera.
Un’altra tua grande passione è la scrittura, tanto da portarti a creare un Blog personale (elisabalsamo.com) per raccontare la tua carriera in prima persona. Come mai hai deciso di puntare su questa forma di comunicazione piuttosto che ai sempre più diffusi social?
Ho deciso di creare un blog personale proprio per avere un po’ più di spazio a disposizione su cui scrivere, per poter comunicare al meglio con le persone che vogliono seguirmi, visto che nei social comunque lo spazio è piuttosto limitato.
Il simbolo finale del conseguimento della laurea è la corona d’alloro, la stessa che viene utilizzata per premiare il vincitore di un’Olimpiade. È un tuo obiettivo? A Parigi punterai sulla pista o sulla prova in linea su strada?
Sinceramente a Parigi non ci ho ancora pensato. Mancano ancora tre anni. Preferisco pensare prima alla prossima stagione e fare un passo alla volta. Poi, indubbiamente, sarà un grande obiettivo: una medaglia olimpica è un sogno per tutti gli atleti.
Quanto è difficile durante la stessa stagione conciliare l’attività su pista con quella su strada?
Credo che l’attività su strada e su pista siano comunque complementari. Sicuramente è un impegno doppio, però trovando il giusto equilibrio è possibile portare avanti entrambe le attività. L’obiettivo per il prossimo anno è quello di continuare anche con la pista.
I risultati della nazionale femminile di ciclismo sono sbalorditivi, considerando anche la giovanissima età. Qual è il segreto di questi successi?
Sì, i risultati della squadra femminile sono stati positivi, in particolar modo i tempi nel quartetto sono decisamente migliorati. Siamo molto fiduciose di poter continuare su questa via e cercare di migliorarci ancora e avvicinarci sempre di più ai tempi delle squadre più forti al mondo. Non penso ci sia un segreto, semplicemente da un po’ di anni abbiamo iniziato a trovarci più spesso per allenarci insieme, quindi anche la forza del gruppo penso sia una chiave importante.
L’Italia del ciclismo su pista negli ultimi anni ha raggiunto grandissimi traguardi: come si fanno ad ottenere questi risultati nonostante la carenza di strutture sportive (velodromi) nella nostra Nazione?
È vero, purtroppo mancano velodromi qui in Italia. Adesso stanno sistemando il velodromo di Montichiari nella speranza che nel giro di uno o due mesi possa ritornare agibile, quindi stiamo aspettando. Per noi Montichiari è un punto di fondamentale importanza. Sono molto fiduciosa che, una volta sistemato, sia agibile al 100% e completamente utilizzabile.
Quale gara su strada ti piacerebbe vincere?
Su strada mi piacerebbe moltissimo vincere una delle grandi classiche del Nord. Mi piacciono tutte.
Il prossimo luglio prenderà il via la prima edizione del Tour de France femminile. Nell’ultimo periodo sono state tante le “classiche” che hanno aperto le porte al ciclismo femminile. Quanto è stato importante l’introduzione di queste gare, dall’organizzazione già consolidata, per la crescita del movimento?
Il movimento femminile è sicuramente in costante crescita. Ormai il calendario è molto ricco e pieno dall’inizio fino alla fine della stagione e il fatto che molte gare organizzate al maschile siano adesso presenti anche al femminile è stato per noi molto importante, insieme all’attenzione mediatica che sta crescendo di anno in anno.
Lo scorso ottobre hai partecipato alla prima Parigi – Roubaix femminile della storia. Che emozioni si provano a percorrere strade da leggenda del ciclismo?
È stata una grandissima emozione prendere il via della Parigi – Roubaix e, soprattutto, arrivare al velodromo di Roubaix con la maglia iridata. Questa è stata un’altra grande classica inserita, insieme al Tour de France del prossimo anno, direi che non sono più molte le grandi classiche che mancano nel nostro calendario.
Il ciclismo femminile è cresciuto tanto nelle ultime stagioni anche grazie all’ingresso delle squadre professionistiche maschili, tuttavia permangono le differenze come quella tra i montepremi nelle gare femminili, rispetto a quelle maschili. Cosa manca al ciclismo femminile per raggiungere la piena parità?
Come dicevo prima, il ciclismo femminile è in grande crescita. Io mi auguro che nel giro di pochi anni si possa crescere ancora. Ci vorrà comunque un po’ di tempo per raggiungere la parità con gli uomini, anche se direi che siamo sulla buona strada. A parer mio, il fatto che adesso anche le gare femminili siano trasmesse in diretta televisiva è un punto davvero centrale per l’attenzione e l’importanza del nostro ciclismo. Spero che sempre più gare siano trasmesse in diretta in modo che tutti gli appassionati, tifosi possano guardarle e allo stesso modo anche gli sponsor abbiano una buona visibilità, creando così un circolo virtuoso per il ciclismo femminile.