Intervista a Ilaria Spirito

Ilaria Spirito Chieri 76

Ilaria Spirito: “Nel momento in cui abbiamo vinto la Challenge Cup ero molto felice e soddisfatta soprattutto perché è stato un cammino faticoso a livello di energie. Finalmente sono riuscita a vincere qualcosa.”

Chieri è la squadra rivelazione della serie A1 di pallavolo femminile. Le bianco blu, già vincitrici in questa stagione della CEV Challenge Cup, hanno riscritto nuovamente la storia del club ottenendo al termine della stagione regolare il quarto posto in campionato. È il miglior risultato di sempre in A1 per Chieri, che è riuscita a metter dietro in classifica una squadra dal roster importante come Novara. Proprio quella Novara che Chieri ritroverà nel primo turno dei play-off con il vantaggio di giocare al PalaFenera gara-1 e l’eventuale gara-3 dei quarti di finale del tabellone scudetto.

A guidare la linea difensiva delle piemontesi c’è Ilaria Spirito. Il libero, classe 1994, è approdato nell’ultima estate a Chieri. Una delle interpreti di maggior rilievo nel suo ruolo in serie A1: vincitrice del Pallone d’Oro “Premio per la Miglior Giocatrice in Ricezione” nella stagione 2018/19.

Una vita in serie A1 (Busto Arsizio, Club Italia, Casalmaggiore, Cuneo e Chieri), con due sole parentesi in A2 (Club Italia e Roma Volley Club).

“Ricominciare” è una parola abbastanza ricorrente nella carriera dell’atleta ligure. Ricominciare dopo gli infortuni, alcuni gravi e in giovane età. “Ricominciare” anche quando spazio in A1 non ce n’è, ma sai benissimo il tuo valore e che meriti di giocare nella categoria superiore. Così si ricomincia, e come un ritorno in campo dopo un infortunio, Ilaria si riconquista prontamente la serie A1 sul campo con Roma.

Abbiamo sentito Ilaria a pochi giorni dall’inizio dei Play Off Scudetto.

Chieri quarta al termine della stagione regolare e vincitrice della Challenge Cup. A inizio stagione ti saresti aspettata tutto questo?

Non me l’aspettavo, in primis perché la Challenge non era nei nostri piani. Una volta che poi ci siamo qualificate (attraverso la vittoria nella WEVZA Cup,ndr), quello è stato sicuramente l’obiettivo principale e sapevo che potevamo arrivare in fondo. Per quanto riguarda il campionato, sicuramente avrei messo la firma se avessi saputo che saremmo arrivate quarte, perché comunque le squadre davanti sono attrezzate per vincere competizioni come la Champions League e il Campionato. Quindi non l’avrei detto, avrei detto che saremmo arrivate in una buona posizione perché la squadra era stata formata bene, con degli obiettivi, ma così tanto bene no, però sono contenta (ride ndr).

Ilaria Spirito è nata ad Albisola Superiore (SV) il 20 febbraio 1994

Ora parte la roulette dei play-off. Dove può arrivare questa Chieri?

I play-off sono un po’ un campionato a parte, basta guardare un attimo quello che è successo nei play-off maschili dove la prima (Perugia ndr) è uscita contro l’ottava (Milano ndr). Quindi credo che andranno affrontati con tanta attenzione, senza guardare i risultati che ci sono stati in Campionato e sfruttando il fattore casa che ci siamo conquistate con il quarto posto. Credo che l’obiettivo di Chieri sia un passo alla volta: prima la sfida con Novara e poi si vedrà. Un passo alla volta è la filosofia della società e così abbiamo fatto quest’anno, partita dopo partita.

Hai contribuito al primo trofeo europeo di Chieri, il più importante della sua storia. Qual è stato il tuo primo pensiero al termine della gara?

Onestamente non pensavo che questo trofeo avrebbe suscitato così tanto entusiasmo in tutta la città. Sapevo che sicuramente sarebbe stata una grande conquista per la società e per la squadra però non pensavo che, proprio nel vissuto quotidiano, Chieri come città avrebbe dato tutta questa rilevanza al trofeo. Quindi sono molto contenta. Nel momento in cui abbiamo vinto ero molto felice e soddisfatta soprattutto perché è stato un cammino faticoso a livello di energie, trasferte, ecc. Finalmente sono riuscita a vincere qualcosa. Dopo la promozione in A2, questo è il primo trofeo che alzo da protagonista. Quindi sono molto felice.

Ilaria Spirito con la CEV Challenge Cup vinta in questa stagione

Tanti anni in serie A1 da protagonista, ma tre anni fa sei dovuta ripartire dalla Serie A2 con la Roma Volley Club. Come hai vissuto quella discesa di categoria e l’esperienza nella Capitale?

La discesa in A2 è stato un momento davvero difficile e chi mi era accanto in quel momento sa perfettamente come l’ho gestita, nel senso che è stato molto complicato a livello emotivo perché non credevo di non poter trovare spazio nel campionato di A1, che penso mi appartenga. È stato molto difficile e l’inizio è stato davvero molto complicato proprio perché emotivamente non ero al top. Però devo dire che, a posteriori, l’esperienza che ho fatto in A2, con la squadra e l’allenatore con cui l’ho fatta, mi ha dato la svolta.

Sono convinta che l’anno in A2 mi abbia fatto crescere tantissimo a livello di consapevolezza personale, dei miei mezzi e di quello che posso dare come apporto sia tecnico che di leadership all’interno della squadra e all’interno del mio settore di competenza della seconda linea. Quindi, alla fine, per quanto io abbia sofferto, ritengo che sia stato davvero importante come passaggio. Ovviamente se potessi tornare indietro non ti dico che lo rifarei perché sul momento è stato davvero complicato, però è stata una tappa fondamentale della mia carriera perché mi ha resa più consapevole.

A Roma, oltre che protagonista sul taraflex, ti sei cimentata in un’inedita veste come opinionista sul calcio. Ti piacerebbe ricoprire in futuro questo ruolo in maniera professionale?

Devo dire che mi sono divertita davvero molto a fare questa rassegna settimanale dei campionati europei, spaziando anche sulle coppe europee. A me piace molto il calcio, lo seguo e ne sono affascinata fin da bambina. È stato il mio primo amore e lavorare nel mondo del calcio sarebbe davvero una cosa bella per me perché mi piace davvero tanto. Se capiterà ancora lo farò molto volentieri.

Ilaria Spirito ha vinto il Pallone d’Oro “Premio per la Miglior Giocatrice in Ricezione” nella stagione 2018/19

Quando hai capito che la pallavolo sarebbe stato il tuo lavoro?

Sicuramente quando ho lasciato casa, così giovane a 15/16 anni, lì ho capito che potevo avere un’opportunità. Ho capito che sarebbe potuto diventare il mio lavoro poi quando mi sono affacciata alla serie A, quindi con le prime convocazioni in prima squadra e con le prime partite a cui ho partecipato ho capito che, se mi fossi impegnata, sarebbe potuto diventare il mio lavoro.

Prima della pallavolo hai praticato il calcio. Con la crescita attuale del calcio femminile, se dovessi avere nuovamente la possibilità di scegliere tra calcio e pallavolo, cosa sceglieresti?

Probabilmente, ora come ora, con la risonanza che può avere il calcio femminile, cosa che prima non c’era, soprattutto se sei brava, forse un tentativo al calcio l’avrei dato. Nel senso che, nel momento in cui ho provato il calcio femminile all’epoca in cui ho smesso, quindi ormai più di quindici anni fa, non mi piaceva per niente. Per questo ho smesso. Una chance l’avrei data sicuramente, però onestamente non so se avrei scelto il calcio o la pallavolo.

Segui il calcio femminile?

No, il calcio femminile non lo seguo. Leggo le notizie e guardo i risultati, però non lo seguo come seguo il calcio maschile.

Calciatore e calciatrice preferiti?

Sulle calciatrici mi trovi impreparata perché appunto non seguendo e non guardando nemmeno tante partite, sono davvero impreparata. Sui calciatori ce ne sono tanti. Il mio idolo di sempre è Zanetti, io sono interista. Lui è quello che vorrei essere io come giocatore. È un esempio, un leader silenzioso, ma ben voluto da tutti, è una bandiera soprattutto. Quindi direi lui, ma ce ne sono tanti di giocatori che mi piacciono per caratteristiche differenti.

L’allenatore di pallavolo a cui sei più riconoscente e perché?

Sono riconoscente un po’ a tutti gli allenatori che ho avuto, perché ognuno di loro mi ha dato qualcosa. Sicuramente l’allenatore che più ho nel cuore e che più ha influenzato il mio futuro pallavolistico è l’allenatore che ho avuto appena sono andata via di casa, cioè Mattia Lucchini . Mi ha seguita per tutto il percorso giovanile e anche un anno dopo essere uscita dalle giovanili. Ho un ottimo rapporto ancora adesso e se ho bisogno di un consiglio so che posso chiamarlo. Però, davvero, sono riconoscente a tutti i miei allenatori. Chi più, chi meno, ma da tutti ho imparato qualcosa. Ma, se devo dire un nome, dico lui.

C’è una giocatrice o giocatore di pallavolo a cui ti sei ispirata?

Onestamente, andrò controcorrente, ma io non ho mai seguito la pallavolo. La seguo ovviamente da quando la pratico a livello professionistico, però prima non l’ho mai seguita quindi non ho un idolo, non mi sono mai ispirata a nessuno. Ci sono giocatori che mi piacciono, ci sono giocatori a cui riconosco un talento e una bravura incredibili come può essere “Moki” De Gennaro, che sicuramente è il libero più forte del mondo e mi piace guardarla, mi piace vedere cosa posso estrapolare dalle sue partite. Però non ho idoli sportivi, non prendo ispirazione da nessuno.

La pallavolista più difficile da difendere…

La pallavolista più difficile da difendere potrebbe essere Paola Egonu per una questione di altezze che quasi nessun’altra riesce a raggiungere.

La pallavolista più difficile da ricevere…

Ce ne sono parecchie in questo campionato. Ti direi Antropova e Squarcini. Se sono in giornata diventano davvero complicate.

In famiglia Spirito si respira sempre aria di volley. Anche tuo cugino (Luca ndr) gioca in serie A, vi capita di scambiarvi consigli?

Io e Luca abbiamo un rapporto un po’ anomalo. Nel senso che ci sentiamo spesso, ma non parliamo quasi mai di pallavolo. Sì, d’estate, quando ci incrociamo a casa, ci ragguagliamo sulle nostre stagioni ma non stiamo troppo a parlare di pallavolo, anche perché durante tutto l’anno ne vediamo parecchia.

Ilaria Spirito con il cugino Luca

Una laurea in scienze motorie per un futuro da…?

Ho una laurea in scienze motorie e due lauree che sto cercando di conseguire adesso in contemporanea. In realtà avrei un’idea, mi piacerebbe restare nel mondo della pallavolo, ma sotto altre vesti. Vorrei fare magari il team manager o il Direttore Sportivo. Non mi interessa molto fare il preparatore, come allenatore non credo di essere la persona adatta perché non ho molta pazienza. Quindi non mi vedo allenatrice, mi vedo più per l’appunto come team manager, ma anche Direttore Sportivo. Credo di avere più qualità per far quello che per fare l’allenatrice.

Ilaria Spirito con la nazionale italiana

L’anno prossimo ci saranno le Olimpiadi, ci speri in un ritorno in maglia azzurra?

Per le Olimpiadi non credo proprio (ride ndr), nel senso che c’è Moki e lei non si discute. Una giocatrice come lei sarà difficile trovarla nei prossimi anni. Quindi, per le Olimpiadi, per quanto sia il sogno di tutti, sono abbastanza realista e ti dico no. Però la maglia Azzurra è sempre il sogno. Ho avuto l’onore di vestirla in passato e se dovesse arrivare un’altra chiamata in questi anni non la rifiuterò, ci mancherebbe altro, anzi sarei ben contenta.

Però diciamo che l’età non è dalla mai parte. Adesso ci sono tanti liberi giovani che stanno facendo molto bene e quindi ha più senso far crescere le ragazze giovani dandogli modo di fare esperienza in contesti internazionali. Semmai dovesse capitare io ci sono, però se non dovesse capitare va bene così. Sono consapevole che le scelte possano ricadere su altri tipi di giocatrici per tante motivazioni, tra cui quella anagrafica che è molto importante secondo me (ride ndr).