Intervista a Pina Napoletano, capitano della PDO Salerno

Intervista a Pina Napoletano

“Una caratteristica mia personale è la caparbietà, la voglia di non darmi mai per vinta. Anche quando avevo una paralisi che è durata sei mesi non mi sono arresa.”

Pina Napoletano è il capitano e la “bandiera” della PDO Salerno, la squadra di pallamano che negli ultimi anni ha dominato la scena italiana. 8 Scudetti, 6 Supercoppe e 6 Coppe Italia vinte con la Jomi, fanno di capitan Napoletano la giocatrice in attività più vincente. Una carriera sportiva ricca di successi, costruita con sacrificio e dedizione senza mai arrendersi di fronte agli eventi avversi.

Ragazza dalla forza di volontà encomiabile: tre infortuni gravi, di cui uno con paralisi del braccio per 6 mesi, fermerebbero in tanti. Soprattutto in uno sport i cui rimborsi non sono da capogiro, molti esclamerebbero “chi me lo fa fare!”, ma non lei, a testimonianza anche dell’amore verso il suo sport.

Classe 1985, Napoletano ricopre anche il ruolo di Consigliere Federale – componente atleti – della FIGH (Federazione Italiana Giuoco Handball).

Domani, a Mestrino (PD), nei play-off che assegneranno lo Scudetto 2021/22, Pina avrà l’opportunità di difendere il titolo di Campionesse d’Italia con la sua PDO Salerno.

Come e quando hai iniziato a giocare a pallamano?

“Ho iniziato a giocare a pallamano alle scuole Medie perché il mio insegnante all’epoca, nonché ora attuale dirigente della mia squadra, durante le ore pomeridiane dei Giochi Sportivi Studenteschi ci faceva giocare a pallamano e quindi da lì è iniziato tutto.”

Quando hai capito che la pallamano sarebbe diventata più di un semplice hobby?

“Diciamo che è stato amore a prima vista, nel senso che quando ho iniziato a giocare a pallamano io facevo danza, anche se non si direbbe (ride ndr), e atletica. Quando poi sono stata messa davanti a una scelta non ho avuto dubbi su quale sport scegliere, e ovviamente ho preferito la pallamano”.

Pina Napoletano gioca nel ruolo di ala sinistra

8 Scudetti, 6 Supercoppe e 6 Coppe Italia vinte. A inizio della tua carriera ti saresti mai immaginata di vincere così tanto?

“Ad essere sincera, inizialmente no. Da piccola non ho mai pensato veramente di poter vincere tanto, ma neanche mi ponevo questa domanda. Poi la fame è cresciuta. Più giocavo, più volevo fare partite, più avevo fame di vincere. Ovviamente tutte le partite non si giocano e non si vincono senza fare dei sacrifici, senza avere una dedizione a volte quasi totale per questo sport.”

Una carriera indossando una sola maglia. Cosa vuol dire essere “bandiera” e capitano di una squadra come Salerno?

“Mi sono trasferita a Salerno giovanissima. Ho giocato sempre e solo a Salerno. Durante la mia carriera sportiva ho ricevuto diverse proposte da altri club, anche relativamente importanti, ma non ho mai preso in considerazione l’idea di andare via. Prima di tutto perché Salerno è parte di me, è la mia squadra. Poi considero Salerno la mia famiglia, una società che mi è stata molto vicina durante un mio bruttissimo infortunio, dove si è messo in discussione il mio ritorno in campo, perché non si sapeva se sarei tornata a giocare a causa di questo infortunio. Salerno mi è stata vicino, mi ha appoggiato e ha sempre creduto in me. Per cui è un legame particolare, proprio come c’è nelle famiglie.

Il ruolo da capitano è arrivato da qualche anno, da quando Antonella (Coppola ndr) è andata via. Però, non è per farmene un vanto, mi sono sentita sempre in dovere di essere un’atleta responsabile per essere d’esempio alle mie compagne più giovani. Questa è una caratteristica della mia idea di atleta. Tant’è che da sempre le mie compagne, anche ex-compagne, mi hanno sempre identificato come tale, per cui non sento una responsabilità se non quella di essere da esempio per questi giovani atleti e anche per quelle un po’ più mature.”

Il tuo percorso sportivo è stato ricco di successi, ma anche condizionato da gravi infortuni. Cosa ti ha dato la forza di andare sempre avanti e tornare a giocare?

“Il mio percorso sportivo è stato ricco di soddisfazioni e successi, ma è stato condizionato anche da questi gravi infortuni. In realtà, facendo poi una riesamina, questi infortuni mi sono capitati sempre nei momenti in cui mi sentivo più in forma come giocatrice. Ma solamente uno dei tanti mi ha messo realmente in crisi, mi ha fatto dubitare. Ricordo un episodio specifico dove ero in ospedale, ancora non mi era stata detta tutta la verità sulla mia situazione di salute: c’erano i miei genitori che mi supplicavano di smettere, ma io, non curante, ho detto ‹‹vabbè ne parliamo dopo››.

Poi mi sono rialzata. Non è stato facile, ho avuto dei mesi davvero bui in cui sono stata supportata e sopportata dalla mia famiglia, dal mio fidanzato, dal mio club. Una caratteristica mia personale è la caparbietà, la voglia di non darmi mai per vinta. Anche quando avevo una paralisi che è durata sei mesi – doveva essere temporanea, mi dicevano di qualche settimana – non mi sono arresa. Anzi, mi sono rialzata e ho detto ‹‹vi faccio vedere io chi non torna più a giocare››. A un certo punto l’ho presa come una sfida con me stessa e, fortunatamente, mi è andata bene anche quando i dottori mi avevano sconsigliato, addirittura vietato di ricominciare.

L’ortopedico che mi operò, lesse sul giornale il mio nome e, dato che non ci credeva che ero tornata a giocare, si presentò al palazzetto. Quando mi avvicinai per salutarlo mi disse ‹‹tu sei pazza, ma sei il mio capolavoro, la mia gioia più grande››. Anche queste sono soddisfazioni.”

Mancano pochi giorni all’inizio dei play-off scudetto e tu ne hai giocati tanti. Raccontaci come si vive questo importante periodo della stagione …

“Questo è davvero il periodo più particolare, che forse più sento durante la stagione sportiva. Inizi a pensare: il campionato è quasi finito, mancano pochi giorni. Sale la tensione, infatti sono già tesa e nervosa, poi nel mio caso particolare sono una persona molto ansiosa. A volte vengo presa in giro proprio per questo. Sono molto metodica e abitudinaria: mi devo allenare sempre in un certo modo, devo rifare sempre le stesse cose durante la giornata, soprattutto prima delle partite. Mi devo circondare di persone positive, devo fare i miei rituali perché comunque gli sportivi sono un po’ superstiziosi, ma io essendo del Sud sono molto superstiziosa (ride ndr). La tensione sale e anche la concentrazione in allenamento. Si arriva a giocare le partite con il cuore che batte a mille, ma l’arbitro fischia e passa tutto, poi mi sfogo in campo.”

Visto l’andamento della stagione, possiamo azzardare già una finale scudetto Brixen – Salerno?

“Per il motivo che ho detto prima, essendo superstiziosa e scaramantica non mi spingo a fare delle previsioni, ma spero ovviamente che il Salerno sia in finale.”

Lo scorso anno le azzurrine dell’under 19 hanno vinto l’Europeo Championship, quali sono secondo te le prospettive dell’Italia della pallamano?

“Sì, le Azzurrine l’anno scorso hanno vinto l’Europeo under 19. Io ho avuto la fortuna di essere lì con loro, quindi di fare i giorni di raduno, gli allenamenti, di vedere la loro concentrazione, la loro tensione che cresceva. Quando abbiamo vinto questa partita è stata una gioia indescrivibile. Le prospettive per la pallamano italiana secondo me sono molto importanti e si sta lavorando per far crescere questo sport, per far crescere i nostri atleti, per avvicinarci a quel livello europeo che ci manca da un bel po’ di tempo. Stiamo lavorando in questa direzione e per me si sta facendo un ottimo lavoro visto anche gli ultimi risultati della Senior maschile, invece la Senior femminile quest’estate sarà impegnata nei Giochi del Mediterraneo.”

Da Consigliere Federale componente atleti, quali sono i prossimi obiettivi della Federazione Handball?

La Federazione sta lavorando per gli atleti. Abbiamo la fortuna di avere un Presidente che ama la pallamano giocata, ama gli atleti e svolge la sua attività in loro favore. Abbiamo dei lavori in corso. La prima grande battaglia è stata quella del deposito del contratto, che ci permette di tutelare in modo abbastanza forte i nostri atleti. Io stessa sono ancora un’atleta, io stessa deposito il contratto. La nostra Federazione è dilettantistica per cui i rimborsi non sono alti. E anche se sono alti, purtroppo nel mondo dello sport – non in tutte le realtà sportive – può accadere che ci siano dei problemi di natura economica. Il deposito del contratto è stato quindi un grande passo in avanti a tutela degli atleti. Poi c’è un work in progress continuo e ci saranno delle novità.”

Pina Napoletano con il Prsidente FIGH Pasquale Loria