Alessia Populini: “I miei obiettivi sono piccoli, in modo che siano più visibili. Essendo più vicini, li vedo e so che posso arrivarci e raggiungerli. Cerco sempre di fare un passo alla volta.”
Alessia Populini è una delle pallavoliste più promettenti e talentuose del panorama italiano. Determinata e grintosa in campo, nel recente passato è stata capitano delle Nazionali Under e del Club Italia. Un’atleta che, per il suo carattere e le sue qualità, ogni coach avrebbe il piacere di allenare. Con le varie selezioni giovanili dell’Italia ha vinto praticamente tutto.
Nel 2017 conquista la medaglia d’argento al Campionato Europeo Under 18, l’oro al XIV Festival olimpico della gioventù europea, salendo poi sul gradino più alto del podio nel Campionato Mondiale. L’anno successivo fa parte della rosa delle azzurrine Under 19, vincendo la medaglia d’oro al Campionato Europeo; mentre nel 2019, con la nazionale Under 20, si aggiudica l’argento al Campionato Mondiale.
Lo scorso anno Alessia ha giocato nell’Igor Novara, arrivando alle semifinali di Champions League e alla finale scudetto persa con Conegliano dopo una serie combattuta. Quest’anno, invece, la “Popu” ha deciso di ripartire dalla serie A2 con l’ambiziosa Mondovì.
Alessia Populini è nata a Brescia il 10/09/2000. Ha iniziato la sua carriera nel Roncadelle per poi passare al settore giovanile dell’Igor Novara.
A casa Populini la pallavolo è un fattore comune. Quanto è stato importante il ruolo della tua famiglia per la tua crescita pallavolistica?
Il fatto che mio padre abbia giocato a livello professionistico a pallavolo mi ha permesso di iniziare già da piccola a praticare questo sport, ponendomi da subito degli obiettivi per arrivare in alto e dandomi allo stesso tempo l’opportunità di divertirmi. Vedere mio padre praticare pallavolo mi ha fatto conoscere quel mondo. Anche se ero molto piccola, qualcosa capivo. In più, essendo mio padre e mia madre esperti di pallavolo, mi aiutano spesso nei momenti di difficoltà e il loro aiuto è sempre fondamentale sia per darmi una pacca sulla spalla che per tirarmi le orecchie.
Hai tatuato sulla schiena un pallone da volley con la frase “Fai di un sogno una realtà”. Possiamo dire che alcuni sogni pallavolistici li hai già realizzati? Qual è il prossimo sogno da realizzare?
Quel tatuaggio l’ho fatto quando era molto giovane, all’inizio della mia carriera, quando non avevo ancora raggiunto nessuno obiettivo. Io dico sempre che i miei obiettivi sono piccoli, in modo che siano più visibili. Essendo più vicini, li vedo e so che posso arrivarci e raggiungerli. Cerco sempre di fare un passo alla volta.
Sicuramente gli obiettivi che ho raggiunto sono tanti: le soddisfazioni con la Nazionale, ma anche con la stessa Novara, dove ho avuto la possibilità di potermi allenare già da giovane con la prima squadra e far parte della stessa lo scorso anno.
Un altro obiettivo raggiunto è quello di giocare in questa stagione in una squadra che punta in alto e sicuramente l’obiettivo prossimo è quello di vincere con questa società sia a livello personale che di squadra inteso come raggiungimento dei playoff e – non lo dico, ma lo dico (ride ndr) – la vittoria del campionato. Riuscire a salire in A1 con questa squadra secondo me è uno dei miei obiettivi più grandi e importanti che potrei aver rincorso.
Alessia Populini alza la Coppa ai Campionati del Mondo under 18 del 2017
Come si fa a trasformare in realtà un sogno?
Come ho detto prima, per poter trasformare un sogno in realtà è giusto porsi degli obiettivi sempre piccoli, provando a fare un passo alla volta e quindi migliorarsi costantemente per salire questa scalinata in cui si arriva ad un punto dove si raggiunge il grande obiettivo, per poi prefissarsene uno nuovo. Quindi la scalinata continua, risale fino ad un nuovo grande obiettivo, ma prima devono esserci dei piccoli obiettivi che si raggiungono con passione, forza di volontà e capacità di affrontare e superare anche momenti di difficoltà.
Nonostante la giovane età hai avuto già la possibilità di conoscere e giocare al fianco di grandissime campionesse del volley. Tra le tante, chi ti ha colpito di più?
Sicuramente la giocatrice da cui ho preso più spunto, da cui ho imparato qualcosa e da cui vorrei ancora imparare è Caterina Bosetti, che si è rivelata una grande persona sia nel campo che fuori. Sempre disposta a darmi una mano, un consiglio, una parola, un complimento, un’incitazione nei miei confronti. L’anno scorso mi ha permesso di vivere bene l’anno e migliorare sempre di più.
Hai avuto l’opportunità di crescere in un settore giovanile importante come quello dell’Agil Novara e successivamente far parte del progetto Club Italia e vivere il Centro Pavesi. Quanto sono state importanti quelle esperienze per la tua crescita?
Novara e Club Italia sono state due esperienze diverse, a tratti molto simili, ma che allo stesso modo mi hanno aiutato a crescere tecnicamente e, come persona, a rendermi autonoma. A Novara ho sviluppato molto questa capacità di essere autonoma sia nella pallavolo che fuori. Mentre il Club Italia dal punto di vista tecnico, tattico e in campo mi ha dato tantissimo, oltre che a un gruppo di ragazze della stessa età che inseguiva il mio stesso obiettivo e grazie a ciò si sono create anche tantissime amicizie importanti della mia vita.
La “Popu” con la maglia dell’Igor Novara
Cosa comporta vivere lontani da casa quando si è ancora giovanissimi?
Vivere lontano da casa sin da giovane significa “svegliarsi” prima degli altri, crescere prima e diventare autonoma prima degli altri. Nel momento in cui ti trovi da sola, anche se sei circondato da tantissime persone che sono disposte ad aiutarti, non sono la tua famiglia.
La cosa che amavi di più del centro Pavesi e quella meno?
La cosa che amo di più sono le amicizie che si sono create sia nella squadra che nello staff. L’ultima stagione al Club Italia è stato l’anno in cui ci siamo dovuti fermare per il Covid e quindi quella situazione è stata la peggiore che la pallavolo potesse vivere e per forza di cose è stato un brutto momento.
Come trascorre le giornate Alessia Populini al di fuori della palestra…
Fuori dalla palestra cerco di fare e pensare a tutto tranne che alla pallavolo. È giusto dare lo spazio e il tempo necessario alla pallavolo, ma nei limiti. Quindi, tornare a casa è fondamentale per la mia sanità mentale, vedere gli amici a uguale importanza e condurre comunque una vita da atleta professionista.
Quest’estate lo slogan della campagna acquisti di Mondovì è stato “#PuntiAmoinAlto”. Quanto in alto può arrivare Mondovì?
Mondovì può andare molto in alto. Siamo una squadra molto completa sotto tutti i punti di vista, in tutti i ruoli e, a mio parere, ce la possiamo giocare con tutte per puntare all’A1. Questo è quello che ci è stato detto a inizio anno e quello che abbiamo portato avanti come obiettivo di squadra da inizio stagione. Magari ci servirà un anno in più, ci servirà più tempo, ma l’obiettivo e comunque arrivare a giocarci quel momento lì, quella finale, semifinale che sia nel migliore di modi senza avere nessun rimpianto alla fine.
Anche quest’anno il campionato sta subendo le conseguenze della pandemia con tante gare rinviate. Quanto è difficile per voi atlete far fronte ai tanti cambi di calendario?
Per quanto riguarda la questione Covid la difficoltà maggiore forse non è il rinvio delle gare, ma proprio lo stop dagli allenamenti, dallo stesso campionato, riprendere il ritmo di gioco. Il percorso che si stava facendo, con questo stop, si può andare a perdere. Il fatto poi di rinviare le gare in un campionato come il nostro consegue che le partite successive saranno una dopo l’altra senza interruzioni e senza riposo e anche questa è una cosa molto difficile. Noi per fortuna abbiamo una panchina molto grande, nel senso che è molto pronta e che permette di far prendere fiato alla squadra. Quindi forse questa è la parte che subiamo di meno, però è comunque un ritmo che viene spezzato.
Rosario (Argentina), 28 agosto 2017, conquisti la finale del campionato mondiale under 18 da capitano. Il ricordo più bello che hai di quella partita?
Il ricordo più bello che ho di quella partita è sicuramente la fine, l’ultima palla caduta e gli occhi delle mie compagne che un po’ incredule suscitavano tanta felicità e tanta esuberanza. Quindi un’adrenalina delle giocatrici che, nel momento in cui cade l’ultima palla, si lasciano andare. Una soddisfazione enorme tra di noi che ci siamo andate ad abbracciare. Questo è sicuramente il momento più bello che in quella partita abbia vissuto.
Con le squadre giovanili dell’Italia sei stata grande protagonista, prossima tappa la maglia della Nazionale seniores?
Sono molto contenta di aver fatto parte della Nazionale giovanile fino a qualche anno fa e sicuramente mi farebbe molto piacere e sarebbe un grandissimo onore far parte di quella seniores tra qualche anno, ma per ora la vedo ancora come una cosa lontana. Quindi prima ho da raggiungere quegli obiettivi più piccoli di cui parlavo prima.
Fonte immagine in evidenza: Guido Peirone / LPM Mondovì