“Conciliare sport di alto livello e università è possibile: volere è potere”
Domitilla Picozzi è la capitana e la bandiera della SIS Roma, la squadra romana di pallanuoto che sta letteralmente dominando questa prima parte di stagione. In campionato le giallorosse sono al primo posto, imbattute (nove vittorie su nove gare disputate) e fresche vincitrici nell’ultimo match di Serie A1 contro le Campionesse d’Italia dell’Orizzonte Catania. In Coppa Italia, ad ottobre, hanno centrato l’accesso alle Final6. A completare l’avvio perfetto di stagione c’è la Coppa LEN, dove la SIS Roma ha chiuso al primo posto il girone di Champions League accedendo ai quarti di finale della massima competizione europea e rientrando dunque tra le migliori otto formazioni del continente.
Nata a Roma il 5 giugno 1998, Domitilla Picozzi ha già collezionato più di 90 presenze con il “Setterosa” (la Nazionale femminile di pallanuoto). In calottina azzurra ha conquistato lo scorso anno a Spalato il bronzo europeo.
Ma nella vita di Domitilla non c’è solo lo sport, l’atleta romana infatti è un’aspirante medico: frequenta l’ultimo anno della facoltà di medicina.
Domitilla Picozzi con la Nazionale
Ciao Domitilla, partiamo dall’ultima gara di campionato che ha visto trionfare la tua squadra sulle Campionesse d’Italia dell’Orizzonte Catania. Questa vittoria vi ha permesso di allungare in vetta alla classifica del campionato e di rimanere imbattute. A inizio stagione ti saresti aspettata una partenza del genere? Cosa ti aspetti dal prosieguo della stagione?
La partita con Catania è stata una partita importante. L’obiettivo che ci siamo prefissate dall’inizio dell’anno è quello di cercare di pensare il più possibile al breve termine. Quindi, settimana per settimana pensare alla partita del sabato, concentrarci su quella e poi sfruttare ovviamente le indicazioni delle singole partite per migliorare e lavorare su quelli che sono i nostri margini.
Questo è un po’ quello che dovremo fare per il resto della stagione perché adesso si entra davvero nel vivo: c’è un girone di ritorno, ci sarà la Coppa Italia, la Coppa Europea e quindi bisogna cercare di mantenere alta la concentrazione. Ogni singola partita e ogni singolo allenamento sarà fondamentale per farsi poi trovare pronte per tutti questi impegni.
Torniamo agli inizi della tua carriera. Quando hai iniziato a giocare a pallanuoto e cosa ti ha spinto a scegliere questo sport?
Ho iniziato a frequentare la piscina praticamente appena nata su indicazione della pediatra. Poi intorno ai 7/8 anni mi ero un po’ “stufata” di fare su e giù in corsia (ride ndr) e non ero neanche tanto brava. Avevamo una piscina vicino casa dove c’era una squadra maschile di pallanuoto, quindi i miei genitori mi hanno detto “perché non provi e vedi come va?”. Lì devo dire che ho avuto la grandissima fortuna di trovare un allenatore che mi ha trasmesso una passione immensa sin da subito e quindi possiamo dire che è stato un po’ amore a prima vista.
In Italia la pallanuoto sembra circoscritta solo alla Nazionale e agli eventi a lei associati (Olimpiadi, Mondiali, europei…), dando poco spazio a livello di competizioni per club. Qual è, secondo te, il motivo?
In realtà di partite con il club durante l’anno se ne giocano. Il problema, secondo me, sta più che altro nel cercare di incastrare le competizioni per i club con gli eventi della Nazionale. Però, questo è figlio del periodo che stiamo vivendo: il covid ha fatti sì che tantissimi eventi della Nazionale si sovrapponessero e ovviamente di questo poi ne risente l’attività del club. Questo da un lato. Dall’altro lato ci scontriamo poi con dei costi di gestione degli impianti che sono sempre più alti e questo porta comunque tante piccole realtà a scomparire. Sicuramente il nostro sport potrebbe giovare tantissimo di una visibilità maggiore e in questo senso la Nazionale è anche una vetrina. È importante comunque supportare anche i club perché più è ampio il movimento e meglio è per la pallanuoto.
Il sogno sportivo ed extra sportivo di Domitilla…
Per quanto riguarda il mio sogno sportivo in realtà ne sono due: ci sono le Olimpiadi come, più o meno, per ogni atleta, però c’è anche la voglia di vincere con la mia società perché vedo tutto il lavoro che c’è dietro ogni giorno da anni e ci terrei davvero tanto. Sono legatissima qui, perciò vedere questo crescere per me sarebbe veramente una grande gioia. Quello non sportivo più che un sogno è un obiettivo: vorrei cercare di laurearmi.
Descrivi la tua giornata tipo..
La mia giornata tipo è abbastanza frenetica. Mi sono ripromessa con questo 2023 di fare le cose con più calma. Poi, in base ad allenamenti, tirocini e lezioni cerco di fare su e giù fra Roma e Ostia. Diciamo che non mi annoio mai.
Come passi il tuo tempo libero?
Di tempo libero non ne ho tantissimo, sono sincera. Però, quando riesco, cerco di uscire, di vedere i miei amici. Una cosa che mi piace tantissimo è camminare, quando ho una giornata libera magari vado a fare trekking o una gita fuori porta.
Hai viaggiato molto per il mondo, qual è il luogo che ti ha colpito di più e perchè?
Anche qui ce ne sono diversi però sicuramente uno dei posti che mi è rimasto più nel cuore è la Scozia perché ci sono dei luoghi che sembrano veramente fuori dal tempo e questa cosa mi è veramente rimasta impressa.
Da romana, cosa significa per te essere capitana della SIS Roma?
Come detto prima, io tengo tantissimo a questa società. Sono cresciuta qui dentro, quindi vorrei veramente che diventasse ancora di più una realtà importante nel panorama sportivo romano, quindi cercherò di mettere sempre un pezzo in più anche per questo.
Domitilla Picozzi con la Coppa Italia vinta dalla SIS Roma nella scorsa stagione
Sei la capitana di una delle squadre più forti d’Europa, atleta del setterosa e studentessa dell’ultimo anno della facoltà di medicina. Come si fa a conciliare sport di alto livello con una facoltà così impegnativa?
Si può fare, con molta organizzazione. Però quello che cerco di ripetermi sempre è “volere è potere”. Alla fine sono due grandi passioni, quindi mi sento anche molto fortunata a poterle portare avanti entrambe.
Ti mette più ansia preparare una gara o un esame universitario?
Dipende dall’esame e dipende dalla gara (ride, ndr). A parte gli scherzi, lo sport mi ha aiutato molto in questo perché comunque un esame si può sempre rifare, mentre ci sono alcune gare che non si possono rigiocare o comunque ci vuole tanto tempo prima di rigiocarle. È anche vero però che mi diverto molto di più a giocare una partita piuttosto che a sostenere un esame.
Il Setterosa ci ha abituati sempre a grandi successi. Cosa ti aspetti dal futuro in azzurro?
Con la Nazionale ci sono tanti obiettivi a breve e a lungo termine ed è un gruppo che ha tanta voglia di lavorare, di fare, di mettersi in gioco e di raggiungerli. Credo che si possano fare ottime cose.
Fonte immagine in evidenza: A. Masini – deepbluemedia.eu