Marzia Tagliamento: “In Italia il basket femminile è considerato come uno sport secondario. All’estero è una roba completamente opposta, è bellissimo giocare in palazzetti da 3000 – 4000 posti sold-out.”
Se dovessimo utilizzare una parola per identificare Marzia Tagliamento utilizzeremmo resilienza. La forte cestista brindisina nella sua giovane carriera sportiva ha già affrontato e superato tre infortuni gravi, da cui si è sempre rialzata tornando sempre a giocare ad altissimi livelli.
Nel 2016 rottura del crociato durante l’Europeo Under 20 in Portogallo alla seconda partita. Trascorrono appena 5 anni e l’incubo si ripresenta per Marzia: lesione al crociato, al collaterale e al menisco per la giocatrice in quella stagione della Passalacqua Ragusa. Ma non c’è fine al peggio. Nella stagione 2022/23 arriva un nuovo grave infortunio, questa volta è il ginocchio destro a “scricchiolare” con la rottura del legamento crociato anteriore. Ma anche questa volta Marzia si rialza e, con un vero miracolo, torna in campo a tempi di record: in soli 147 giorni è di nuovo sul parquet risultando tra le più incisive nella conquista della salvezza con Moncalieri.
Marzia si è dimostrata sempre una vera professionista. Un esempio bellissimo di una ragazza capace di superare le avversità della vita e dimostrare tutta la sua forza.
Cresciuta nel Futura Basket Brindisi, passa nel 2014 alla Polisportiva Battipagliese, dove esordisce in serie A1. Nel 2015-16 conquista lo scudetto under-20. Nel 2016 viene ingaggiata dalla Famila Schio. Con le scledensi vince uno Scudetto, due Coppe Italia e due Supercoppe.
Marzia Tagliamento nella stagione 23/24 veste i colori del Faenza
Inizia il 2018-19 con la Dike Napoli, ma con il ritiro dal campionato della squadra, termina la stagione nel massimo campionato spagnolo fra le file dell’Ensino Lugo. Nel 2019 torna in Italia e per tre anni veste la maglia dell’Eirene Ragusa, concludendo la parte finale dell’ultima stagione al Basket Landes dove vince la Coppa di Francia. Lo scorso anno Marzia ha giocato a Moncalieri, mentre nella stagione in corso gioca per il Faenza.
Ha indossato le maglie azzurre delle Nazionali giovanili, vincendo con l’under 20 la medaglia d’argento nei Campionati Europei del 2016. Ha esordito con la Nazionale maggiore il 7 ottobre 2015 a Roma in una gara amichevole con gli Stati Uniti d’America.
MVP Italiana per il campionato 2015-2016, l’ala classe 1996 ha nel tiro da 3 il suo pezzo forte. Una vera globe trotters (ha giocato in Spagna, Francia, Messico), ma con la sua Puglia sempre nel cuore.
Ottimi i numeri fatti registrare da Marzia nell’attuale serie A1 che la collocano come migliore realizzatrice italiana del campionato.
Abbiamo sentito Marzia alla vigilia della sfida tra la sua Faenza e la capolista Reyer Venezia.
Come ti sei approcciata alla pallacanestro?
Mi sono approcciata alla pallacanestro perché mia mamma è un’ex giocatrice e allenatrice, anche mio padre giocava a pallacanestro, però poi lui è diventato istruttore di nuoto. Praticamente nasco da una famiglia di sportivi. Diciamo che sono nata in campo con mia mamma perché sin da piccola lei allenava ed era incinta di me e quindi sono nata nel campo da basket ed è stato un amore a prima vista. Non potevo che intraprendere questa strada. Ho fatto anche nuoto fino ai 12/13 anni però poi l’idea di giocare uno sport di squadra mi ha travolto maggiormente e ho deciso di giocare a pallacanestro e abbandonare il nuoto.
Marzia Tagliamento è nata a Brindisi il 25 marzo 1996
Descriviti con tre aggettivi…
Sono testarda, nel senso che, se mi metto in testa una roba, faccio qualsiasi cosa per ottenerla o per raggiungere l’obiettivo che mi sono predisposta. Sono premurosa verso le persone che mi sono intorno. Ho una cerchia di amici stretta, ma quei pochi che ho sono per me importanti e metto sempre loro al primo posto come la mia famiglia e il mio ragazzo. Terzo aggettivo: permalosa. Diciamo che sono una Ariete pura e abbastanza permalosa.
Hai tantissimi tatuaggi, ce n’è uno a cui sei più legata e qual è il suo significato?
Amo i tatuaggi in generale. Quello a cui sono più legata è quello che ho sul braccio sinistro. È uno dei tatuaggi più grandi che ho ed è il più importante perché l’ho fatto 4/5 anni fa in memoria di mio zio che purtroppo mi lasciò.
Segui o pratichi altri sport?
Non seguo e non pratico altri sport. A breve vorrei iniziare però a fare un po’ di pilates. Nel tempo libero mi piacerebbe.
Cosa significano per te i numeri 6 e 8?
L’8 è il mio numero di una vita, della mia carriera. L’ho ereditato da mia mamma perché lei ha sempre giocato con l’8. Diciamo che è il numero di famiglia. Purtroppo quando sono arrivata l’anno scorso a Moncalieri non mi è stato potuto dare. Quest’anno sono arrivata a Faenza e mi è stato detto che era stato ritirato. E quindi è diventato il 6 il mio secondo numero. 6 perché è il numero che mi accomuna con il mio ragazzo [ndr giocatore di basket nell’NPC Rieti] che è la persona più importante per me da tre anni a questa parte e ho deciso di prendere il 6 per essere legata a lui anche quando siamo in campo.
Marzia Tagliamento è una delle migliori tiratrici da 3 punti
Hai giocato in Spagna, Francia e Messico quali sono le differenze rispetto al nostro campionato e cosa ti sei portata a casa da ciascuna di queste esperienze?
L’estero è onestamente sempre una marcia in più. In Spagna ci sono stata due mesi, in Francia tre mesi e mezzo circa e in Messico ci sono stata tutta l’estate scorsa e devo dire che il modo in cui si vive la pallacanestro femminile fuori è totalmente diverso da come lo viviamo in Italia. In Francia ho giocato in palazzetti da 3000/4000 posti che andavano sold-out. Per non dire di quest’estate in Messico, l’enormità delle palestre in cui io abbia giocato: gente che veniva al palazzetto a supportarci, 3000/4000 persone, tutto l’amore che ti danno è incredibile. Io mi rendo conto che è totalmente differente, qui siamo considerate come sport secondario, perché prima c’è la maschile. Fuori è una roba completamente opposta, è bellissimo per una giocatrice finire una partita o comunque giocare in quell’atmosfera. Emozioni bellissime.
Cosa ti manca di più della tua Puglia quando sei lontana?
Della mia Puglia mi manca ovviamente il cibo, infatti l’anno scorso quando ero in Messico i miei mi hanno spedito un bel pacco con cibo tipico pugliese: le frise, la pasta, le orecchiette.. E mi mancano, oltre alla mia famiglia, i miei amici storici che riesco a vivermi solo quando sono a casa in estate.
Un campionato per il momento difficile per Faenza, credi sia possibile la salvezza diretta?
Un campionato molto difficile, sia per Faenza, sia per noi giocatrici. A livello mentale penso che per me questo sia uno dei campionati più difficili della mia carriera, per tanti vari motivi. Penso che la salvezza diretta dipenderà dalle prossime importanti partite che adesso giocheremo. Se riusciamo a strappare un paio di vittorie da queste ultime partite, può essere anche di sì.
Il prossimo turno di campionato vi mette di fronte alla capolista della Serie A1. Che sfida sarà quella con la Reyer Venezia per voi?
Sarà una partita difficile perché comunque oltre al fatto che Venezia è la prima in classifica, arriva da una sconfitta in finale di Coppa Italia, quindi si sa che queste situazioni diciamo che rafforzano la squadra anche a livello di motivazioni. Sarà abbastanza difficile. Proveremo a fare le nostre cose come abbiamo fatto contro di loro all’andata e vedremo come va.
Marzia Tagliamento con la canotta dell’Italbasket
Chi vedi favorita per la vittoria finale della Serie A1?
Penso che tra Schio e Venezia se la giochino abbastanza bene. Vincerà chi arriverà meno stanco alla fine.
Sul piano personale stai avendo una stagione con numeri importanti e attualmente sei la migliore realizzatrice tra le italiane della Serie A1, ci speri in un ritorno in azzurro?
Ci speri è un parolone. Io ormai faccio le mie cose: gioco, provo a fare sempre bene, a migliorare ogni giorno. Dopodiché, ogni anno dico la stessa cosa: se arriva, arriva, se non arriva, va bene così. Io sono apposto con la mia coscienza, apposto con il mio lavoro, apposto con la voglia che ho ogni giorno di migliorare. I fatti parlano e nient’altro secondo me. Quindi si vedrà.
Tanti infortuni hanno condizionato la tua giovane carriera, come hai affrontato quei momenti?
Il più difficile di tutti è stato ovviamente il primo perché ero una giocatrice inesperta, avevo appena firmato il contratto a Schio e mi sono rotta quell’estate che poi sarebbe stata la mia ultima estate in Nazionale (under 20, ndr). Era il mio anno e diciamo che mi ha buttato abbastanza giù quello, però devo dire che ho trovato la forza di rialzarmi da sola. Ecco perché, come dicevo prima, sono una persona abbastanza determinata e ho avuto la fortuna di avere, quando ero a Schio, compagne che mi hanno sempre sostenuta. Poi mi sono rialzata da quell’infortunio, come mi sono rialzata dal secondo e dal terzo.
Sembra strano dirlo, ma diciamo che ormai ci ho fatto l’abitudine: anche l’anno scorso, sì mi ha colpito, ma non tantissimo perché era la mia terza volta, sapevo già a cosa andavo incontro, tutto quello che avrei dovuto fare e diciamo che mi ha aiutato anche nel poter rientrare molto prima dei tempi previsti. Quindi ormai la prendo con filosofia. Certo basta, non ce ne saranno più spero, però l’ho sempre presa con filosofia, come una motivazione in più per lavorare sul mio corpo e rientrare migliorata da come ero prima dell’infortunio.
Dove hai trovato la forza per ricominciare soprattutto dopo l’ultimo infortunio?
La forza nell’ultimo infortunio al legamento crociato è stata il mio dottore, Rocchi, perché praticamente quando sono andata a fare la visita, lui mi ha dato una mezza chance di poter rientrare dall’infortunio entro la fine del campionato, quindi giocare tutti i play-out con la mia squadra (Moncalieri, ndr). Quella è stata una motivazione importantissima per me.
Poi, vabbè, ho scoperto dopo che il dottore me l’aveva detto soltanto per farmi stare tranquilla (ride, ndr) e invece quando sono andata lì, dopo tre mesi e mezzo che ero apposto, che avevo accelerato i tempi, che stavo bene perché avevo lavorato tantissimo, mi ero spaccata dalla mattina alla sera in palestra per raggiungere quell’obiettivo, il dottore mi ha detto: “complimenti perché io quando te lo dissi a novembre ti avevo mezza presa per i fondelli e invece tu l’hai fatto davvero”. Quindi quella è stata la mia più grande motivazione perché io ho detto “no, io devo rientrare e giocare i play-out con la mia squadra perché non esiste che sto fuori tutta la stagione”.
Cosa manca al basket femminile italiano per raggiungere la parità con quello maschile?
Al basket femminile manca la stessa importanza e pubblicità. Basterebbe trattare il basket femminile come viene trattato quello maschile. Faccio un esempio: ci sono state le Final8 di Coppa Italia ed è stato deciso di farle in concomitanza maschile e femminile. Non so per quale motivo le pubblicità erano solo sulla Lega Basket maschile e il modo in cui si sponsorizzava la finale della femminile era con un semplicissimo piccolo stemma attaccato sotto il tabellone della Lega basket maschile. Io penso che nel nostro settore manchino idee, perché se uno veramente vuole farlo si mette lì e ci prova in tutti i modi a coinvolgere la gente per venirci a vedere.
Organizziamo la Final8 tutti insieme a Torino, ma non la sponsorizziamo nel modo in cui dovremmo sponsorizzarla o non la organizziamo nel modo in cui dovremmo organizzarla. Io avrei fatto giocare una partita maschile e una femminile in modo tale che il pubblico che va a vedere la femminile in quello stesso giorno può guardare poi la maschile o viceversa. In questo modo si invoglia la gente ad andare e poi magari guardando la partita di basket femminile una persona si appassiona. Manca questo: la voglia di sponsorizzare anche la femminile e non solo la maschile.